Transizione ecologica, luci e ombre sul futuro dell’elettrico

transizione energetica quale futuro per elettrico
transizione energetica quale futuro per elettrico

©Amric Group

Ha generato parecchio scalpore alcune settimane fa l’annuncio congiunto dei vertici di Toyota, Mazda e Subaru che hanno dichiarato il loro impegno a continuare a investire nelle tecnologie a combustione interna.

La notizia ha sorpreso molti, dato che negli ultimi anni Toyota aveva puntato fortemente sui motori elettrici, promuovendo lo sviluppo di veicoli a batteria e investendo ingenti risorse in questa direzione.

Toyota ha spiegato che i nuovi motori a combustione, progettati per essere più piccoli e potenti, entreranno in produzione entro la fine del 2026, in concomitanza con l’entrata in vigore delle nuove normative sulle emissioni dell’UE.

L’obiettivo è di sviluppare motori più efficienti e compatibili con carburanti alternativi, come l’idrogeno e i carburanti sintetici, contribuendo così anche alla neutralità carbonica​.

Una mossa in controtendenza o l’inizio di un nuovo trend?

La decisione di Toyota arriva in un momento in cui le vendite di veicoli elettrici puri stanno rallentando, spingendo a un aumento della domanda di veicoli ibridi.

I leader delle tre aziende hanno sottolineato l’importanza di una strategia energetica diversificata, che includa sia i motori a combustione interna sia le tecnologie elettriche per meglio adattarsi alle esigenze energetiche future e alle preferenze dei consumatori​.

La notizia è particolarmente rilevante anche per il settore del noleggio di beni strumentali, che sulla scia di quello che sta succedendo nel mondo automotive sta vivendo un graduale cambio di prospettiva in relazione al proprio rapporto con i veicoli a motorizzazione elettrica.

Se infatti in una prima fase della discussione relativa alla transizione energetica del settore l’elettrico sembrava poter rappresentare la singola soluzione su cui concentrare la maggioranza degli investimenti e degli sforzi di sviluppo, ora l’approccio degli operatori del settore sul tema dell’elettrico sembra essersi fatta più cauto.

Durante l’ultima Convention di European Rental Association, ad esempio, i panel dedicati al tema hanno sottolineato a più riprese come l’elettrico rappresenti oggi una soluzione con diversi pro e contro, che dovrà essere affiancata da altre fonti di alimentazione ecologiche per arrivare a una transizione energetica efficace e veramente praticabile.

Per i noleggiatori, d’altronde, la sfida della sostenibilità presenta ancora numerose incertezze. La decarbonizzazione del settore, infatti, non può ancora prescindere dal confronto con l’imprevedibilità relativa ai futuri sviluppi dello scenario economico che ci circonda, così come delle relative tecnologie e delle regolamentazioni nazionali e locali in tema di sostenibilità.

carrelli elevatori elettrico transizione ecologica (©Toyota)

Quello dei carrelli elevatori è un ottimo esempio di settore che ha integrato alla perfezione le nuove tecnologie elettriche (©Toyota)

Pro e contro dell’elettrico

Da un punto di vista operativo, il vantaggio più immediato delle motorizzazioni elettriche è la totale assenza di emissioni di scarico, a cui si aggiunge anche un’eccellente silenziosità.

Oltre agli evidenti benefici in termini ambientali, queste caratteristiche rendono i mezzi elettrici adatti a lavorare in ambienti e situazioni altrimenti inaccessibili con i mezzi tradizionali.

Inoltre, i motori elettrici presentano caratteristiche prestazionali interessanti e hanno meno parti mobili rispetto ai motori a combustione interna, eliminando la necessità di cambi d’olio, candele, cinghie di distribuzione e filtri del carburante. Anche altri componenti, come le trasmissioni e i sistemi di raffreddamento, richiedono generalmente meno manutenzione rispetto ai mezzi tradizionali.

Le principali criticità da un punto di vista operativo sono due. La prima, meno insormontabile, è quella legata all’autonomia e alla necessità di ricarica.

Le batterie attualmente in circolazione permettono infatti cicli di lavoro molto lunghi, a volte raggiungendo anche le otto ore, e i dispositivi di ricarica rapida permettono di rifornire i mezzi quanto basta per continuare a lavorare per il resto della giornata in meno di un’ora (collocabile ad esempio durante la pausa pranzo). Va da sé però che per lavorazioni più lunghe è necessario disporre in cantiere di un collegamento con la rete elettrica oppure di un generatore.

La seconda criticità, per il momento ancora irrisolta, riguarda l’attuale difficoltà nell’impiegare queste motorizzazioni nei mezzi che necessitano di un’elevata potenza, sia per motivi ergonomici e di progettazione (come un sostanziale aumento del peso della macchina) che di costi e infrastrutture (i mezzi elettrici compatti costano più delle controparti diesel, e per le macchine di maggiori dimensioni questo sovrapprezzo aumenta esponenzialmente).

Gestione economica, deficit tecnologico e sostenibilità sociale

Le criticità sollevate dall’utilizzo delle motorizzazioni elettriche non si limitano però al solo ambito operativo.

Da un punto di vista sociale, ad esempio, i lavori di estrazione del cobalto in Congo (fondamentale per il suo utilizzo nei catodi delle batterie agli ioni di litio) sono stati oggetto di numerose denunce di lavoro infantile, sfruttamento e abusi sui lavoratori.

L’estrazione stessa del litio sta sollevando non poche preoccupazioni da un punto di vista ambientale, dato che il 65% di queste attività si trova in aree ad alto rischio idrico, con conseguenze molto negative in termini di deplezione delle risorse idriche (in zone in cui sono già molto scarse), alterazione degli ecosistemi e danneggiamento delle comunità locali.

Considerando che il litio è una risorsa limitata, e che allo stato attuale persistono significative difficoltà nel recupero, riutilizzo e riciclaggio delle batterie agli ioni di litio, la produzione di queste batterie (sempre più popolari in queste applicazioni per l’evidente superiorità tecnologica rispetto alle batterie tradizionali) non sembra un processo particolarmente auspicabile o sostenibile sul lungo termine.

Un altro aspetto problematico è quello legato ai costi per le imprese. L’acquisto di mezzi elettrici richiede ai noleggiatori un investimento molto significativo, nettamente superiore rispetto a quello richiesto dai mezzi tradizionali, e quindi impone uno studio molto attento in termini di TCO e ritorno dell’investimento.

Per integrare con successo i veicoli elettrici all’interno delle proprie flotte, i noleggiatori dovranno essere in grado di attrarre i clienti nonostante le tariffe di noleggio più elevate, ma anche di offrire il giusto supporto in termini di formazione e gestione del cantiere.

Se non altro, una parte dei costi aggiuntivi necessari per acquistare mezzi elettrici può essere riassorbita grazie alle minori necessità di manutenzione e alla possibilità di rispondere a richieste non soddisfabili senza l’ausilio di macchine a motorizzazione elettrica.

CGTE noleggio generatori

©CGTE

Noleggio e sostenibilità, quale futuro?

Analizzando questi aspetti, risulta più semplice capire perché sempre più operatori stiano puntando su un approccio alla sostenibilità più integrato.

A differenza di altre possibili alimentazioni, l’elettrico rappresenta una soluzione già tecnologicamente molto consolidata per diverse tipologie di prodotti, e il suo impiego risulta la scelta migliore (se non direttamente la scelta obbligata) per numerose applicazioni.

Quindi, con ogni probabilità, l’elettrico è qui per restare. Sarà la soluzione migliore in determinati contesti, laddove altri ne prediligeranno di diverse, come l’idrogeno o i bio-carburanti.

Ma la prospettiva di un futuro totalmente elettrico è semplicemente non praticabile, quantomeno allo stato attuale delle cose.

Se non altro, la transizione energetica presenta chiare opportunità per le aziende di noleggio, che dovranno essere in grado di sviluppare ulteriormente i propri modelli di business per poter supportare i clienti anche in questo campo senza danneggiare la propria redditività.

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